©2022 by Elena Iacono
Casamicciola Terme
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Italia
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Marco, 55 anni.
Abitava e adesso vive in una nuova casa a Casamicciola Terme:
«Io abito a San Pasquale, proprio al limite della zona colpita dal terremoto e purtroppo la mia è stata una delle poche case in quella zona che è stata colpita. Abbiamo dovuto lasciarla perché ci hanno fatto le ordinanze di sgombero. Adesso sono in affitto, la casa l'ho trovato vicino a quella dov'ero prima. «La sera del terremoto io ero proprio a Piazza Bagni, a casa di una zia di mia moglie. Dall'alto vedevamo tutta Piazza Bagni: si spensero le luci e si accesero solo quelle dell'albergo Manzi che col chiarore illuminava tutta la piazza. Le cose cadute procurarono una nuvola di polvere, mi resi conto da subito che la cosa era grave. Poi siamo corsi a casa dove c'è ancora mio figlio e ci siamo accorti che purtroppo avevamo ricevuto un bel danno. Avevo anche mia mamma anziana e c’era la preoccupazione di portarla fuori perché pensavamo che ci potesse essere una seconda scossa.»
2. Qual è la tua relazione con lo spazio della tua casa?
«La casa è nuova e comoda: dal punto di vista strutturale è molto funzionale. Dove vivevo prima avevo degli spazi esterni a disposizione mentre adesso sono in un condominio. Fortunatamente è di proprietà di gente che non è isolana, quindi vivono questo condominio solo nel periodo estivo, un mese all'anno. Viviamo abbastanza tranquillamente e non abbiamo grossi fastidi, però vivere in un condominio è cosa ben diversa che vivere in una casa come quella che avevo prima, dove io ero proprietario e mi sentivo proprietario anche dell’area circostante, non solo dell'abitazione. La sensazione è quella che non ti senti a casa tua, non la senti tua. Speri e pensi sempre che da un momento all'altro tu possa andare via. C’è una sorta la sensazione di ansia e di attesa continua, nella speranza che la burocrazia vada avanti e sciolga finalmente tutte le riserve e si possa finalmente iniziare. Però c'è sempre un cavillo, la virgola o il punto che ci mancano. Quindi non la senti casa tua, per quanto funzionale e comoda sia. Esternamente avevo a disposizione un giardino, dei terrazzi: avevo molto spazio e ero fortunato, spero di ritornarci quanto prima. La fortuna che abbiamo è di aver trovato questa nuova abitazione vicino casa, così ho la possibilità di potermi muovere e andare a vedere le cose, perché comunque bisogna tenere sotto controllo la situazione. comunque non la senti tua non è ed una sensazione per me che io sono cresciuto e sono vissuto, in una casa che è stata sempre di proprietà ed è una sensazione molto strana. magari per i miei figli che sono giovani è diverso: quando si è giovani ci si adatta molto di più rispetto a quando per tanti anni sei è stata abituato a vivere in un certo modo. non è la stessa e quindi speriamo che le cose insomma vadano a migliorare.»
3. Senti di vivere abbastanza intensamente la tua casa?
«Non potrò sentirla mai mia, tutto quello che faccio lo faccio sempre nella speranza di andare via. Però avendo gestito la mia casa nella maniera tale che bisognava cercare di migliorarla sempre, so che nessuna casa è completamente perfetta. Alla manutenzione ci tengo e anche se non è la mia casa la faccio sempre e continuamente. Ho fatto diverse modifiche, l'ho migliorata. Siccome i proprietari la vivevano solo per un mese all'anno, in estate, non si prodigavano più di tanto a cercare di fare qualcosa di meglio e invece io gli ho apportato delle modifiche. Io avevo una casa di proprietà che non era un solo appartamento e penso che quello che io pretendevo dall’ affittuario, adesso il proprietario lo pretenderà da me. Questa è una cosa che fa piacere a qualsiasi proprietario e quindi ovviamente penso di comportarmi allo stesso modo in questa casa.»
8. Ti sei creata/o delle nuove abitudini/rituali da quando sei nella tua nuova casa o hai trasportato quelle vecchie nel nuovo spazio?
«I miei figli sono studenti e quindi vivono la casa molto meno di quanto la possa vivere io e la vivono diversamente. Io vivevo molto lo spazio esterno perché c'era il giardino e mi dilettavo a fare la pulizia del giardino o la tenuta delle piante. Mi divertivo in questo e mi manca tanto perché era il mio tempo libero. Anche adesso lo faccio perché usufruisco del terreno dove stavo, però stando relativamente lontano non ci vado più tanto spesso. C'è un'ordinanza di sgombero e non ci si potrebbe andare nemmeno nel terreno, però uno ci va lo stesso. Purtroppo sei costretto a non poterlo tenere come prima e sei obbligato a doverti adeguati. Non è la stessa cosa, quindi alla fine è chiaro che modifichi delle abitudini, sei obbligato a modificarle e ad adattarti. Io penso che l’essere umano è un animale che si adatta a ogni tipo di situazione. Io sono un ex marittimo quindi mi sono sempre adattato, sono andato in giro per il mondo e forse c'era già una predisposizione nel farlo. Adesso ho due terrazzini piccolini, molto piccoli, dove con il bel tempo provvederò a sistemare il tavolo in ferro battuto. Cerco di inventarmi le cose e poi comunque ci sono un sacco di cose che la vita ti conserva: mi dedico molto ai anche problemi della famiglia. Se prima lo spazio che avevo da dedicare a me stesso era mezz'ora o un'ora, adesso magari è molto meno, però comunque cerco di trovarlo. Mi faccio pesare molto poco questa cosa e cerco di adattarmi, non ho modificato granché. Prima mi dedicavo allo spazio esterno e al giardino che adesso purtroppo non posso più avere a disposizione per tante cose: avevo il cane che aveva spazio a disposizione e anche lui, poverino, si è dovuto adattare perché non ha più quello spazio che aveva prima. Ora sono costretto a doverlo portare a fare la passeggiata, mentre prima bastava lasciarlo libero perché avevo un bel po’ di spazio. Anche questo è uno svago, una scusa per trovare un attimo di tempo per se stessi, magari in compagnia del proprio cane.»
14. Posso inviarti una foto su Whatsapp? L’ho scattata un anno dopo il terremoto al Maio, nel negozio di ceramiche Kèramos dove andavo spesso da bambina. Per me questa foto rappresenta il terremoto, nelle sue parti negative e in quelle positive. C’è un punto della tua casa, vecchia o nuova, che ti ricorda più volte l’esperienza del terremoto? Se ti va potresti scattare e inviarmi una foto di questa stanza?
«Guardando questa foto io vedo solo la parte delle crepe nei muri, vedo queste ceramiche raccolte e messe sul davanzale: praticamente sono l'emblema di tutto ciò che si è rotto. Guardare casa mia internamente è praticamente uguale perché ci sono tutte le mattonelle che sono cadute, le mura spaccate e quindi questa foto è qualcosa di molto familiare. Attualmente dove vivo ho anche una bella veduta, che forse non avevo prima: guardo il mare, vedo la speranza. Io cerco di essere sempre positivo e spero sempre che si risolva nel più breve tempo possibile e che si possa finalmente iniziare a vedere risorgere la casa dove abitavo. Se dovessi scegliere una mia foto sicuramente sceglierei quella della mia casa perché comunque è qualcosa di mio, qualcosa che sento dentro: è un'esperienza che ho vissuto e che purtroppo mi angoscia, mi porta tristezza. Pur vedendo questo barlume di luce e di speranza, che mi porta a pensare che di qui a breve possano iniziare questi benedetti lavori… comunque non puoi mai abbandonare ciò che è tuo e che senti tuo, in cui ci hai messo tutta la vita. Questo anche nel rispetto di quelli che sono stati i sacrifici fatti dai miei genitori. È un bene che non si può cancellare però è sempre qualcosa che ti tocca il cuore.»
Marco mette a fuoco una visione della sua vecchia casa. Il fulcro del suo scatto è il puntino di luce nella crepa: è la luce della stanza oltre il muro.
“È stata l’unica volta in cui vedere la luce mi ha provocato sconforto.”
Fuori programma
«Siamo in attesa di procedure burocratiche per fare i lavori e le cose vanno per le lunghe un po’ per tutti. Questo è il danno più grande perché la cosa da parte delle autorità, sia del governo che del comune, è stata gestita malissimo. Io all'inizio ho fatto parte del comitato “Risorgeremo nuovamente”, quindi ho frequentato diverse riunioni dove si sono dette mille cose, ma poi si è fatto molto poco.»
«Purtroppo più tempo passa e più diventa un problema solo di pochi, ognuno cerca di trovare la soluzione per conto suo. Purtroppo siamo stati messi alla gogna anche a livello mediatico e nazionale, ci ha procurato dei grandi danni e questo è un elemento fondamentale che fa venire fuori l'aspetto divisivo della dell'isola. Se fossimo stati un comune unico probabilmente questo terremoto sarebbe stato gestito diversamente. Fin dal primo momento, quando vidi il sindaco di Ischia venire a Casamicciola e dire che non era accaduto nulla, che era un terremoto che aveva colpito solo una piccola parte dell'isola e che non bisognava allarmarsi… si è guardato solo all'aspetto turistico, alla paura che il turista andasse via. Si è guardato ognuno al proprio orticello poi quando si è visto che si stava risolvendo dal punto di vista legale e che forse ci sarebbero potuti essere dei benefici, di soldi che potevano arrivare, si sono buttati tutti e anche il sindaco di Ischia voleva essere terremotato. Sicuramente è stato un terremoto limitato, qualcosa che è legato a un piccolo pezzo di terra, però comunque ha coinvolto tante persone.»
«Alla fine ognuno sta trovando la soluzione per conto suo e alla fine ritorneremo ad essere in un paese abusivo e continuerà ad avere le case nei posti sbagliati. Tutto quello che si diceva all'inizio di programmazioni di zona rossa che non doveva essere ricostruita lì, non sarà servito a niente.»
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