Giuliana,
30 anni.
Abitava e abita a Casamicciola Terme, ma in una nuova casa:
«Io sono con mia mamma e mio padre, abito con loro, quindi mi sono adattata alle loro esigenze. Mio padre non si è voluto spostare di molto. Siamo comunque in Zona Maio alta, ti devi quasi arrampicare per arrivarci. Ho dovuto cambiare anche macchina, ho comprato una quattro per quattro per salire e per tornare più facilmente a casa.»
«Quando c’è stato il terremoto ero in casa, eravamo tutti in casa. Io ero in cucina sul divano, mia mamma era in cucina al lavello, mio padre nella sua stanza, dove c'era il caminetto e mia sorella in camera sua. Eravamo tutti e quattro in casa, mai successo! Di solito ognuno rientra a orari diversi, è stato un caso che siamo rientrati tutti insieme. Dovevamo capirlo subito che c’era qualcosa che non andava.»
«No, nel senso che la vivo come una cosa precaria e spero di tornare nella mia di casa o comunque di prendere un appartamento da sola, per cui la vedo come un luogo momentaneo. Non ho nessun tipo di rapporto, cioè torno da lavoro, ci dormo perché comunque ho bisogno di un luogo dove dormire, dove fare le mie cose. Però non la vivo come una casa mia. È come se fossi in una sorta di precarietà e ti dici: “Prima o poi si tornerà alla normalità.”, ma la vedo ancora molto lontana.”»
«Non ho personalizzato la casa. Mi sono adattata a quello che ci ho trovato, non ho appeso nulla. C'è stata una piccola parentesi in cui c'è stato il mio fidanzato qui e lui ha appeso qualcosa di suo in camera. Io no, non l'ho personalizzata, non c'è nulla. Ho messo delle foto sul comodino, ma erano foto che avevo a casa e non sapendo dove metterle le ho messe sulla scrivania. Però in realtà non è stato voluto, non ho preso niente, non ho personalizzato la camera. In realtà anche nella camera di casa mia non avevo mai messo quadretti, non mi appartiene, mi piace più un ambiente asettico.»