Danila,
35 anni.
Abitava a Casamicciola Terme con la famiglia e adesso vive nella
frazione di Panza (Forio) con il compagno:
«Sono terremotata e da quel giorno non sono più rientrata in casa, […] abbiamo dovuto lasciarla per via del terremoto perché era inagibile. Abitavo alla Rita e con il mio compagno stavamo sistemando una delle case di proprietà della mia famiglia e stavamo andando a convivere […] però poi c'è stato il terremoto e purtroppo anche quella casa è risultata inagibile. Inizialmente ero con i miei [genitori] ma poi, col mio compagno, abbiamo trovato una casa in affitto anche noi: ci siamo trovati una casa alternativa. Io ho cambiato due volte casa, però mai nella zona di Casamicciola perché me lo sono dato proprio come punto fermo.»
«Lo sto abbellendo, lo sto rendendo più mio. Tutto il mobilio è il nostro, quindi la maggior parte delle cose. Metto quadri che mi piacciono o delle piante. Guardo anche gli angoletti e le cose più stupide magari: tipiche cose che faresti in una casa che è tua. Ad esempio penso: “Qui potrei comprare questa cosa perché sta bene”. Prima invece non non lo facevo. Subito dopo il terremoto c'era proprio la negazione più totale verso tutto quello che poteva essere una casa che non era la mia. Quando inizio a pensare ai traslochi inizio ad andare in tilt. Da dopo il terremoto i cambiamenti mi mettono abbastanza ansia, un po’ di disagio. Li vivo come se mi togliessero molta energia. È bello cambiare, guardi il lato positivo e ti dici: “Sai, magari posso cambiare diverse case”. Però comunque io penso che dentro di me c'è una sorta di malinconia. Per esempio, questa casa mi dispiacerebbe lasciarla perché è come se tu dopo un po’ inizi ad abituarti, a trovare una tua dimensione e poi improvvisamente quella dimensione sparisce un'altra volta. Devi ricominciare di nuovo tutto da capo, in un altro posto e da un'altra parte. Ovviamente lo prendo anche positivamente e mi dico: "Sai, magari un'altra casa, un altro posto... conosco altre persone, i vicini. Cerco di prendere le cose positive però comunque mi rendo conto che mi pesa. Io penso che soprattutto noi giovani dobbiamo cercare di dare forza a chi sta dietro di noi. I nostri genitori magari hanno vissuto per tantissimi anni in una casa dove hanno fatto tantissimi sacrifici e poi si sono trovati veramente a perdere tutto. Di riflesso le abbiamo perse anche noi, perché magari potevamo avere una stabilità che adesso non abbiamo più. Adesso mi sarei potuta trovare una casa dopo che i miei avevano fatto tanti sacrifici anche per me, però purtroppo è andata così. Penso che non ce ne possiamo fare una colpa, quindi in qualche modo dobbiamo farci forza.»
«È
un po' difficile ritornare alla normalità: la normalità come la
intendevamo prima non c'è più.
Vedi che magari i tuoi genitori si demoralizzano e quindi sai che
devi stare lì con loro. Immaginati [cosa vuol dire] per le persone ancora più anziane. Io non ti dico l'espressione che ha potuto fare mia nonna di ottant'anni quando le ho detto: "Nonna, ce ne dobbiamo andare". Lei abitava al piano di sotto e ha vissuto per ottant'anni nella stessa casa che era la proprietà dove lei è cresciuta. Tu per tot anni hai avuto sempre delle certezze e d'improvviso, proprio nel giro di secondi, ti
trovi a dirti: "E ora?”.
»
«Fa anche bene parlarne
anche con altri, magari ti confronti, però, sai, uno più lo tira fuori, prima
ne parla. Io ne sono consapevole perché a volte parlare serve, serve tanto. Poi
questa esperienza, lascia perdere che è stata negativa e bruttissima, non ho
una parola per definirla, però mi ha anche avvicinato tantissimo a delle
persone che nella mia vita non avrei mai pensato di trovarmi vicine. Mi sono
trovata accanto le persone che meno pensavo di trovarmi e le persone per le
quali invece mi sarei buttata nel fuoco non me le sono trovate. Questa è stata
una delle cose che mi ha insegnato di più il terremoto: mi ha fatto capire
veramente per chi ero importante. Sai, in un momento così io mi sono trovata
sola e magari anche parlare tre minuti con una persona mi faceva bene.»
«Pensa
che mia sorella quando c’è stato il terremoto non era a casa con noi, era fuori
con il fidanzato e lei ha visto in televisione. Ci ha detto che in televisione
sembrava che fosse successa una catastrofe, che la cosa era amplificata tantissimo.
Si è subito messa sul traghetto ed è venuta [da noi]: ha vissuto il post
terremoto con tutte le conseguenze insieme a noi.»